A Crossroads di Jonathan Franzen ho dedicato un mese intero di studio e lettura, un tempo necessario per scardinare quel suo incipit furioso, le citazioni pop, lo sfondo storico e gli elementi della tradizione Franzeniana (neologismo che mi perdonerai). Pubblicato da Einaudi nella traduzione di Silvia Pareschi, Crossroads merita l’entusiasmo da cui è stato largamente anticipato. Protagonista del romanzo di Franzen sono la famiglia Hildebrandt e le sue velleità, che, presumibilmente, torneranno nelle prossime pubblicazioni di una trilogia già annunciata.
Il tema caro di Franzen, presente in Crossroads, è la disgregazione della famiglia, nello specifico una del Midwest statunitense a partire dal 1971. Tra i membri di questo nucleo familiare spiccano Russ, Marion e il mio preferito, Perry.
Dicono che Franzen sia autore per uomini ciò bianchi, ma la verità è che i suddetti uomini ciò bianchi, gli scrittori soprattutto, pensano di essere proprietari esclusivi dei suoi romanzi, ma di fatto nemmeno li capiscono fino in fondo.
L’analisi completa del romanzo e del messaggio di Franzen in esso contenuto è su L’Indiependente.
Tulane Public Relations, CC BY 2.0, via Wikimedia Commons