L’idea per il romanzo Povere Creature! nasce da un disegno più volte reinterpretato dal suo autore, Alasdair Gray, scrittore, illustratore e pittore scozzese. Il disegno è anche presente nel murales da lui creato per Òran Mór, un centro artistico e d’intrattenimento a Glasgow, e si tratta di un cranio umano visto di profilo, al cui interno si rannicchia un feto con le ali. Era stato proprio Gray a rivelare l’ispirazione in una vecchia intervista con The Paris Review, in cui raccontava anche il passaggio successivo, cioè lo sviluppo di quell’idea: cosa potrebbe succedere se per riportare alla vita il corpo di una giovane donna le si impiantasse nel cranio il cervello del suo feto mai nato? La risposta è in Povere Creature!, Poor Things! in lingua originale, ovvero un romanzo dalla struttura dichiaratamente postmoderna, a cavallo tra la science fiction, il fantasy e il romanzo gotico. Ma soprattutto la risposta è in Bella Baxter, la protagonista del romanzo, nonché la creatura rinata grazie all’intervento del visionario Godwin Baxter, chirurgo, uomo mostruoso e grottesco per via dell’aspetto e delle ambizioni, chiarissime se si pensa che il nomignolo che gli attribuisce Bella è proprio God, Dio.
Il romanzo si apre con un’introduzione sulla veridicità del suo contenuto e continua con la testimonianza di Archibald McCandles, collega e aiutante di Godwin, che di suo pugno racconta il contributo alla scienza del mentore e le peripezie della sua creatura, Bella, che evolve fino a conquistare il proprio futuro da medico e filantropa in totale autonomia e autodeterminazione. La prima particolarità strutturale del romanzo sta nel gioco di verità e finzione tra le voci di McCandles e Godwin Baxter e le incursioni di uno degli amanti di Bella, il farabutto Duncan Wedderbun, che raccontano la prima evoluzione della donna. Nel finale arriva, invece, il colpo di scena, in egual misura memorabile e destabilizzante, che rende Bella una delle protagoniste più memorabili della narrativa anglosassone contemporanea. La sua è una presa di coscienza e potere costante, fino a quando la sua voce diventa l’unica affidabile.
Nell’autodeterminazione di Bella Baxter, corpo di donna e cervello da bambina in rapida evoluzione, risiede la dimensione femminista del romanzo, dimensione esaltata dalla versione cinematografica con la regia di Yorgos Lanthimos e l’interpretazione magistrale di Emma Stone. Lanthimos aveva acquistato i diritti del romanzo nel 2011, le cronache narrano anche di un incontro tra Grey, convinto dalla visione di Dogtooth, e il regista greco, e delle passeggiate di entrambi nei luoghi del romanzo, ambientato a Glasgow. Di Glasgow, però, si perdono le tracce nel film, che posiziona la casa/laboratorio di Baxter a Londra, dettaglio molto discusso, ma che nella rilettura di Tony MacNamara, autore della sceneggiatura, funziona e a dirlo è Rodge Glass, scrittore e biografo ufficiale di Gray. La stessa rilettura, del resto, sposta il punto di vista e rende centrale la voce narrante di Bella: se nel romanzo la sua voce arriva perentoria nel finale, nel film prevale sin dall’inizio e le povere creature del titolo non sono altro che gli uomini imperfetti che incontra.
Nel film, quindi, si perde quello che Glass definisce conflicting storytelling per ampliare il female gaze, lo sguardo di Bella stessa sulla vita e sulle avventure di cui ha sete, per andare a cercare gioia, amore e, soprattutto, conoscenza. É straordinaria sia nel romanzo che nel film l’evoluzione linguistica che la accompagna, quasi sinistra nella versione letteraria, più gioiosa e comica, nel film. Emma Stone trova la chiave interpretativa perfetta per la Bella con il cervello di bambina che nasce come una Frankenstein (Gray spesso dichiara la diretta ispirazione del romanzo di Mary Shelley): fa i capricci, spacca piatti e urla per il disappunto, per poi transitare con grazia e stupore verso la versione adulta, intenta a studiare un libro di anatomia per la laurea in medicina. Il linguaggio si è fatto oramai complesso, la coscienza socialista si è consolidata, compresa la sconvolgente empatia verso gli ultimi e i dimenticati che ne stabiliscono la vocazione altruista. Nel finale del romanzo, del resto, il lavoro da medico di Bella è dedicato alle donne: non c’è niente di più femminista.
Ma le intenzioni di Gray sono mai state dichiaratamente femministe? Non si trova una menzione diretta nel materiale disponibile online, ma è sotto gli occhi di chi legge. La mente brillante e pura di Bella è già un intenzione femminista di per sé, e lo sono la sua liberazione e le sue scelte. Nulla potranno gli istinti patriarcali e paternalistici di Godwin, McCandless e soprattutto Wedderburn, che di fatto è un predatore frustrato dall’indipendenza femminile.
La dimensione femminista del personaggio, quella decantata dalle critiche al film poco dopo la prima al Festival del Cinema di Venezia 2023, dove ha vinto il Leone d’oro per il miglior film, (soprattutto nelle critiche strumentalizzate per creare una inutile contrapposizione con Barbie), risiede però non solo nella voce, ma anche nel corpo di Bella, di cui dispone in libertà nonostante il tentativo di repressione degli uomini. Bella esplora il suo sé attraverso l’evoluzione dell’intelletto ed esplora il corpo con gioia e trasporto, scandalizzando ovviamente coloro che del puritanesimo hanno fatto la loro irreprensibile facciata. Gli amplessi con Wedderbun e quelli con i clienti del bordello di Parigi, in cui trova impiego, sono esplorazione e ricerca di gioia: Bella è una donna che dona al suo corpo libertà.
McCandles da un lato, più morboso nel romanzo che nel film, si lancia in improbabili istinti eroici per preservare la purezza di quel corpo:
Ti credi sul punto di ottenere ciò che gli uomini hanno bramato per secoli: l’anima di una bambina innocente, fiduciosa e dipendente nel corpo pulendo di una donna splendida. Non te lo permetterò, Baxter. […] e difenderò il suo onore finché mi rimarrà almeno una goccia di sangue nelle vene, quant’è vero Iddio![…]
Mentre nel film spicca il magistrale Wedderburn di Mark Ruffalo: capriccioso e folle al punto giusto, sconsiderato e irragionevole nella scena chiave del loro rapporto. Sul ponte della nave in navigazione verso Alessandria d’Egitto, Wedderburn lancia i libri che Bella legge, illuminata dal saggio Harry Ashley su vita, socialismo e capitalismo.
La natura anticapitalista del romanzo emerge proprio nella formazione di Bella/Emma Stone e nella sua presa di coscienza delle disuguaglianze sociali, così come il suo corrispettivo letterario brilla in quanto a satira politica, morale e religiosa. Entrambe riescono a portare a galla il moralismo imperante e il peso del patriarcato nella formazione dell’individuo, peso a cui fortunatamente Bella sfugge, svelando la natura fortemente ottimista della narrazione, già presente nell’opera di Gray.
Più volte, nelle interviste, Emma Stone allude alla gioiosità del ruolo e a quanto il personaggio le manchi a distanza di due anni dalla fine delle riprese. La stessa cosa succede dopo la lettura del romanzo: Bella Baxter è un personaggio talmente singolare che il suo eco sopravvive al tempo.
“Chissà cosa farebbe Bella Baxter” mi chiedo in molte situazioni e l’idea mi conforta, anche se sono uomini a costruirla, autore compreso, e le sue fondamenta sono quelle che Godwin le fornisce. Godwin il cui nome non è casuale, ma è un omaggio diretto al filosofo William Godwin, padre della Mary Shelley di Frankenstein, pensatore dalle idee rivoluzionarie, anarchiche, dedito alla causa femminile grazie all’attività della moglie Mary Wollstonecraft. Ma prima di arrivare a questa consapevolezza, Bella deve sperimentare rabbia e frustrazione. Nel film il primo giro fuori casa con Godwin e McCandles in carrozza, con la visuale bloccata dalle tende, si conclude con le urla di disappunto di Bella e il cloroformio per sedare il suo istinto esploratore: si tratta della metafora perfetta della vita di ogni donna in una struttura patriarcale. Ma Bella è un essere superiore che non conosce il fardello inutile della vergogna, delle regole e delle aspettative che pesano sulle spalle delle donne, ed è talmente superiore da saper risolvere la peggiore minaccia per la sua vita, ovvero la totale assenza di controllo, e fondare per sé e i suoi fidati un mondo giusto, specchio della sua coscienza socialista. Bella è sicuramente un prototipo di femminista anche nel romanzo, nonché il perno di una feroce critica di Gray al mondo maschile, talmente incapace di accettare l’autodeterminazione femminile da doversi inventare una matrice mostruosa per giustificare il desiderio di indipendenza. É testimonianza di ciò Wedderburn nella sua follia alla fine della relazione con Bella, ma lo dimostrano anche i detrattori dopo la visione del film scandalizzati dalla sessualità della protagonista.
Nella sua sontuosa ambientazione vittoriana, il romanzo Povere Creature! è un pastiche erudito, un trionfo di genialità e capacità di inventiva, onorato con un capolavoro cinematografico dalla sceneggiatura brillante e dall’impeccabile lavoro di fotografia, costumi e trucco. Il risultato della sinergia di libro e film è un mondo che conquista colori vividi con l’esperienza e l’evoluzione e che narra una favola moderna su cosa vuol dire essere una donna ed evolversi in quanto tale e nonostante tutto.
Per approfondire
A Gray Space, il sito web dedicato all’opera di Alasdair Gray curato dalla famiglia dell’autore.
La voce di Alasdair Gray che parla del suo Povere Cerature è in due video di YouTube:
L’autore racconta le sue ispirazioni letterarie