Quando attraversa la strada in piena curva, una berlina grigia suona il clacson e la manda a quel paese, ma lei non reagisce, anzi, aumenta il passo tirando il braccio della figlia irrigidita per lo spavento. Quando arrivano sul marciapiede corre verso il mare come niente fosse accaduto. C’è maestrale, le onde alte bagnano l’asfalto e la pista ciclabile sbiadita. La pizzeria è poco più avanti e le fa cenno di proseguire, vedranno le onde dopo cena, ma la bambina è già affacciata sul muretto del lungomare.
«Ti bagni così!» grida, e appena finisce di pronunciare la frase l’acqua spumosa s’infrange sugli scogli e ricade schizzandole. Adesso è lei a irrigidirsi perché teme la reazione della figlia, ma non succede nulla, anzi la piccola ride e lei sente i muscoli rilassarsi.
In fila alla cassa per le pizze d’asporto fissano il menu sulla lavagna come se contenesse i segreti del mondo, ma la bambina sa leggere poco e lei, più che altro, ha spento il cervello per ricaricarsi. Fa così quando è triste. Quando arriva il loro turno ordinano due pizze e le sgagliozze, poi lei si siede all’ultimo tavolino rimasto libero, mentre sua figlia sceglie di ballare nel corridoio tra gli altri tavoli. La sorveglia da lontano con le braccia incrociate sul petto, accanto a lei una signora anziana applaude tenendo il tempo immaginario di una musica che non c’è. Scivola sulla sedia curvando la schiena, come se volesse addormentarsi cullata dal maestrale, l’applauso della vecchia e i numeri delle pizze urlati in un microfono dal suono distorto. Altri clienti in attesa le rivolgono domande che non capisce, ma annuisce cortese con gli occhi spenti.
«Numero cinquantasei» grida l’altoparlante, tocca a loro.
Riemerge di soprassalto dal torpore, fa un cenno alla figlia che danza ancora e quando abbassa lo sguardo si rende conto che le sedie sono andate tutte via. Hanno perso il tavolo e ora toccherà mangiare sul muretto.
«Numero CINQUANTASEI!» urlano di nuovo.
«Eccomi» risponde correndo verso il pizzaiolo. Dietro di lei, sua figlia fa un ultimo inchino per salutare il pubblico.
La vecchia signora chiede il bis applaudendo con trasporto.
Brava, bis!
Vuoi leggere altro?
Una vita migliore
Stazione di Molfetta, giugno 2010. Sulla banchina della stazione si inseguono due carte appallottolate, ma
La stanza
Ogni anno, da quando esisteva la stanza, la primavera le portava in dono un miracolo
A nessuno piacciono le persone tristi
«Come la giri e la volti, Antonia è sempre triste.»Me lo diceva mia madre, buonanima,
L’uomo che consegna fiori
È il giorno di San Valentino e un uomo che consegna fiori si smarrisce in
Non è un campione
«Ti va se vengo a vederti giocare a tennis?»«Quando?»«Stamattina.» «Perché vuoi venire?»«Così, sono curiosa.»
Mosche d’autunno
L’autunno se la sta prendendo comoda, un eufemismo per dire che va tutto in malora,