Donne nella nebbia della scrittrice Laura Acero, tradotto da Serena Bianchi, è la mia introduzione fortunata al catalogo di Ventanas.
Siamo in Colombia, per la precisione nel páramo di Sumapaz, alle porte di Bogotà. un luogo antico per la sua storia, ma estremamente moderno per criticità. Ogni páramo, territorio tipico degli altopiani tropicali al di sopra dei tremila metri diffusi in Centro America, ma anche nel nord-ovest africano, è minacciato duramente dalla crisi climatica in atto, ma ancora di importanza cruciale per la Colombia, più in particolare per Bogotà nel caso di Sumapaz, perché trattasi dell’unico serbatoio idrico della capitale ora minacciato da urbanizzazione e cambiamento climatico.
Una donna, di cui non viene mai svelato il nome, è in viaggio verso Sumapaz, per condurre un laboratorio di scrittura con le donne del luogo, ma anche per distaccarsi da una maternità che l’ha stravolta. Un romanzo breve e importante intanto per l’ambientazione, cruciale per la storia del paese, ma anche nell’ottica ecologica vista l’importanza di certi ecosistemi per la sopravvivenza umana, ecosistemi puntualmente minacciati dal cambiamento climatico. Ma Donne nella nebbia è importante anche per il ritratto di un mondo arcaico e, ovviamente, patriarcale che opprime e abusa. A contrastarlo un’unica forza: le comunità femminili come quella che va a formarsi per il laboratorio di scrittura.