Seconda parte
Ci siamo viste di persona una sola volta, la ricordo a malapena fisicamente. So per certo che aveva un caschetto disordinato di capelli grigi mossi e un mento appuntito che sembrava si incurvasse sul naso quando chinava la testa sul telefono. Ricordo anche un paio di occhiali da vista con la montatura blu, una tracolla di cuoio che mi era finita sulle gambe quando si era seduta vicino a me, e un cappotto rosso, o forse fucsia, questo dettaglio l’ho perduto col tempo.
«Posso sedermi qui?» mi ha chiesto Grazia quella sera.
«Certo» ho risposto spostando la mia giacca, e poi ho ripreso a parlare con la mia amica Barbara che avrebbe seguito la presentazione dell’ultimo romanzo di Salvo Braccini, il giallista, qualche fila più avanti.
Ricordo che Grazia aveva digitato a lungo sul cellulare, gli occhiali in punta di naso e il libro di Braccini posato sulle gambe strette che scivolava inesorabile verso il pavimento. Cadde un paio di volte, la seconda provai anche a prenderlo con un riflesso molto scadente dei miei, piegandole in malo modo un angolo della copertina.
«Mi deve scusare, volevo solo aiutare» ero mortificata.
«Non si preoccupi. Ecco, guardi, adesso lo stendo per bene e torna come nuovo», e mentre parlava lisciava l’angolo di carta che non ne voleva sapere di stare giù.
«Se l’ha comprato adesso lo sostituiamo con una di quelle copie nuove».
«Ma no, lasci stare. Fra poco inizia la presentazione, non voglio perdere il posto.»
« Vuole la mia copia? Non l’ho ancora letto» dissi indicando la borsa.
«Stia tranquilla non è successo niente.»
Grazia sorrise e riprese a maneggiare il cellulare da distanza ravvicinata, io sentii la tristezza incombere, ma anche la voce di mia madre.
«Guarda come ha ridotto il libro di questa povera signora. Ma non potevi stare ferma?»
Mi sembrò che anche Grazia l’avesse sentita perché si voltò verso di me con gli occhi stretti e il cellulare sempre vicino al volto, invece mi chiese: «Mi potrebbe aiutare con il telefono?».
«Certo, mi dica.»
Potevo rimediare al danno della copertina.
«Non riesco mai a capire se lo metto davvero in modalità silenziosa, potrebbe farmi una telefonata così controlliamo?»
Ero stupita dalla richiesta, ma avrei fatto qualsiasi cosa per di redimermi ai suoi occhi. Sfilai il mio telefono dalla borsa, le lasciai comporre il numero e feci partire la chiamata. Il telefono di Grazia vibrò con lo schermo illuminato, la suoneria era stata silenziata.
«La ringrazio, è stata molto gentile.»
«Si figuri» risposi trionfante per la mia redenzione.
Mia madre aveva smesso di parlare.
Quella sera io e Grazia non ci dicemmo altro mentre Salvo Braccini si esibiva nel consueto show per le lettrici e i lettori presenti. La mia coscienza si sentì in pace e la tristezza si presentò solo una volta a letto, quando la voce di mia madre era già troppo stanca per intervenire.
Sono stata io a scrivere un messaggio a Grazia dieci giorni dopo, ma si trattò di un caso perché ero a casa con la febbre e avevo ritrovato il suo numero nell’elenco delle ultime chiamate effettuate. Pensai, sbagliando, che fosse uno dei tanti numeri del mio capo che non avevo memorizzato.
Buonasera Giorgio, ti scrivo per avvisarti che domani non ci sono, ho ceduto il turno a Felice perché sto uno straccio. Se però hai bisogno di me puoi scrivermi via mail. Scusami e buona serata. Antonia
Mi svegliò il suono del messaggio un’ora dopo essermi appisolata sul divano.
Gentile Antonia, ho ricevuto il suo messaggio, ma purtroppo non sono la persona a cui scrive, ha sbagliato numero. Mi faceva piacere avvisarla così da non creare problemi. Le auguro di sentirsi presto meglio. Grazia
Ero confusa e fiaccata dalla febbre.
Mi scusi tanto per il disturbo Grazia, ero convinta fosse il numero di telefono del mio capo. È stata gentile ad avermi avvisata, non so come faccia ad avere il suo numero, era nelle chiamate effettuate. Grazie ancora e buona serata.
Premetti invio, riaprii l’elenco e recuperai la data della telefonata. Il 24 febbraio, la presentazione di Braccini! Era la signora seduta accanto a me. Le scrissi subito un altro messaggio.
Mi perdoni di nuovo Grazia, volevo solo dirle che ho capito perché avevo nel cellulare il suo numero: ci siamo sedute vicine alla presentazione di Salvo Braccini alla Libreria Centrale! Mi aveva chiesto di farle uno squillo per verificare che il suo telefono fosse in modalità silenziosa. Ancora grazie per avermi avvisata.
Grazia non rispose per il resto della serata, io persi la cognizione del tempo, maledissi la mia vita solitaria e quell’infingardo di Brioche che mi aveva rubato l’idea e si era nascosto nell’armadio sin dalla mattina. Riscaldai della pasta al forno che avevo conservato nel congelatore. E dopo quindici minuti di forno a 220 gradi, mi ritrovai a mangiare l’esterno di pasta carbonizzata con un cuore di altra pasta, polpette e ghiaccio che non aveva fatto in tempo a scongelarsi. Rimasi tutta la notte sul divano perché il letto era troppo lontano, accesi la TV per avere compagnia e avvolsi la testa nella coperta coi cuori bianchi. Sentii il peso della solitudine, delle assenze altrui e delle mie mancanze. La voce di mia madre ne approfittò.
«Sei destinata a rimanere sola con quella faccia triste che ti ritrovi».
«Hai ragione mamma» e forzai un sorriso con il naso che colava e la pelle del viso calda di febbre.
Grazia mi rispose la mattina dopo.
Buongiorno Antonia. Non mi ricordo di lei, mi deve scusare, è l’età, però ricordo l’evento. Amo molto Salvo Braccini. Se è stata così gentile da aiutarmi col cellulare ne approfitto per ringraziarla ancora. Come si sente oggi? Spero meglio.
Le risposi dopo la colazione.
Sempre uno straccio, ma credo senza febbre. Salvo Braccini piace molto anche a me, qual è il suo libro preferito? Il mio Anime perse della serie del Commissario Felici.
È cominciata così la mia amicizia con Grazia, entrata nella mia vita con un messaggio fortuito sul cellulare e rivelatasi fonte di conforto con pochi messaggi serali, un’abitudine che si è consolidata nelle settimane. Lei mi chiedeva come stavo, io le rispondevo contenendo i piagnistei.
Ma tu devi sempre sminuirti così, cara Antonia? Puoi dirlo a chi ti sta intorno che sei triste.
Cara Grazia, tu hai ragione, ma sai cosa mi diceva sempre mia madre? “A nessuno piacciono le persone tristi” e ci provo in tutti i modi a contenermi, ma comincio a pensare che sia la mia natura. Ho la tristezza facile ed è per questo che sono sola.
Cara Antonia, ti sbagli. Ti senti triste perché sola, non viceversa. Pensaci un po’ questa sera, ma non ti affliggere, la primavera è alle porte.
Abbiamo conversato per tre mesi con piccoli messaggi di conforto fino alla soglia dell’estate. Ho provato a chiedere a Grazia delle sue tristezze, ma lei mi ha sempre scritto che non era stato un gran tempo quello della sua vita e che era molto più interessante ascoltare i racconti di un’esistenza giovane come la mia. Lasciai che decidesse lei il momento giusto per raccontarsi e approfittai un poco del conforto che sapeva darmi, ma mi pregò più volte di non sentirmi in colpa, era una sua scelta quella di ascoltarmi nei momenti di difficoltà. Tuttavia non la disturbai mai più del dovuto: solo qualche messaggio la sera, senza un orario preciso, senza pressioni né mai un tentativo di telefonata, non serviva sentirci parlare.
«Se un giorno si stanca di scriverti saprai già a cosa dare la colpa.»
«Alla mia faccia triste» risposi.
«Brava, vedi che se ti impegni ci riesci?»
«Grazie mamma.»