In una delle tante interviste, la scrittrice, drammaturga, poeta britannica di origini sudafricane Deborah Levy afferma che la scrittura della sua Autobiografia in movimento, una trilogia di volumi, le ha cambiato la vita, nonché la prospettiva come scrittrice e come donna. Quello che Levy non aggiunge è che la trilogia composta da Cose che non voglio sapere, Il costo della vita e Bene immobile, cambia non solo chi l’ha scritta, ma anche chi la legge. Non si è più le stesse persone dopo aver letto tutto ciò che Levy circostanzia e realizza nel corso della sua vita come donna, ovvio, ma anche come scrittrice e femminista.
L’autobiografia in movimento è pubblicata in Italia da NN editore nella traduzione di Gioia Guerzoni, in un formato memorabile e prezioso, tanto quanto il lavoro intellettuale di Levy. Non si tratta però di una autobiografia canonica, non c’è la nostalgia, il rigido ordine cronologico, né la voglia di dire così tanto di sé. L’autobiografia in movimento è, piuttosto, un ibrido: talvolta saggio, talvolta narrativa di viaggio, altre volte autobiografia. E per sostenere le sue tesi, come autrice e pensatrice, Levy chiama a sé la storia della letteratura e tutte le autrici e gli autori che l’hanno resa ciò che è adesso: una delle più grandi nonostante un mondo patriarcale, costruito da uomini per altri uomini a loro immagine e somiglianza.
L’analisi completa della trilogia di Autobiografia in Movimento di Deborah Levy è su L’Indiependente.
Per approfondire
Deborah Levy ha scritto anche numerosi romanzi, L’uomo che aveva visto tutto è pubblicato da NN editore.
Deborah Levy intervistata dal New Yorker.
Deborah Levy in conversazione con lo scrittore Andrew Durbin.
Un video dell’autrice inglese che racconta il suo approccio alla scrittura.