A Bari inaugurano la primavera con nuovi parchi cittadini, ma chi va a vederli per la prima volta indossa ancora il cappotto. Gli unici a sfidare il freddo senza giacche sono gli under 18 che, nel baccano generale, sembrano proprio felici. Calpestano l’erba nuova di zecca, inseguono il sole con le coperte per sdraiarcisi sopra, mentre chi di loro sceglie le panchine lucide e pulite alza al massimo il volume del cellulare sovrastando i pensieri dei passanti. Nel centro esatto del parco alcuni di loro si lanciano a turno su pattini e skate in un vascone di cemento, aggrappandosi solo all’ultimo momento sui bordi grigi e taglienti. C’è una ragazzina con gli occhiali e il caschetto che ignora il pubblico e si lancia senza pensare; ogni volta che scivola dal suo skate striscia gambe e mani sul cemento, ma non se ne preoccupa e si rialza subito.
Davanti all’ingresso principale del parco, un gruppo di over 50 si accalca parlando ad alta voce, le mascherine su labbra e menti, mentre i nasi sono scoperti. A loro non interessano il vascone di cemento, la ragazzina sicura, le coperte o gli altri skater; sono fermi lì a stringere le mascherine alla bocca come se dovessero tenere al sicuro le parole. Chi passa loro vicino intercetta pezzi del discorso, pare che si stiano chiedendo quando toccherà a loro essere felici.
«È il nostro turno adesso» dice a mezza bocca la donna alta che passa accanto a loro in quel momento, ma li supera in fretta e non glielo ripete. Quando arriva nel centro esatto del parco, la donna si ferma davanti al vascone e vede la ragazzina con gli occhiali cadere. Il rumore dello skate che sbatte sul cemento le fa impressione, ma la ragazzina comincia a ridere, sdraiata per terra con le braccia aperte, gli occhi strizzati a fissare il sole.
La donna alta sorride e si chiede quando sarà felice come quella ragazzina, ma se ne pente subito; allora scuote forte la testa per scacciare quel pensiero, rivolge un ultimo sguardo al vascone e va via a passo veloce.
Sa che non è ancora il suo turno, ma aspetterà.