Visione notturna, il saggio di Mariana Alessandri

Copertina monocolore del saggio di Mariana Alessandri, Visione notturna, fotografato in una libreria.

Copertina monocolore del saggio di Mariana Alessandri, Visione notturna, fotografato in una libreria.Visione notturna, scritto dalla filosofa Mariana Alessandri e pubblicato da nottetempo nella traduzione di Sara Marzullo, è un saggio brillante, come brillante è il punto di partenza dell’intera dissertazione: e se i cosiddetti momenti bui, carichi di emozioni complesse spesso definite solo con accezione negativa, non fossero un male assoluto? Cosa cambierebbe se si abbandonasse la retorica della luce e del pensiero positivo come unici strumenti per costruire una vita degna di essere vissuta? Alessandri prova a depotenziare il cono di luce forzata in cui ci costringiamo a vivere, pena il fallimento totale, senza mai invalidare il discorso sulla salute mentale e le cure correlate (psicologiche, sociali e farmacologiche) nel caso in cui queste emozioni siano invalidanti. L’obiettivo finale, però, cambia: non più il mito della felicità assoluta, con la positività che appiattisce e uniforma, ma uno standard nuovo in cui si parla di certi stati emotivi «in modi che non ci facciano sentire privi di dignità». È meglio, quindi, impiegare il tempo a ragionare sulla rabbia, per esempio, e la sua utilità, che esiste ed è un concetto meno banale di ciò che si potrebbe immaginare. E lo stesso vale per il dolore, la tristezza, l’ansia, per dimostrare che nel buio potremmo non solo dimorare, ma anche esplorare nuove forme di conforto. Ogni capitolo è dedicato a un’emozione e a pensatrici e pensatori precursori di Alessandri che ne hanno parlato nella storia della letteratura e della filosofia. Dalla loro saggezza deriva da una consapevolezza nuova: «Una vita senza dolore […] è priva anche di significato».

Nel capitolo conclusivo c’è l’invito esplicito a esercitare la visione notturna citata dal titolo, a stare nel buio, accoglierlo ed elaborarlo in un mondo in cui «una sola giornata brutta significa che abbiamo fallito», in cui il valore più prezioso è la produttività e il lavoro svolto definisce un’intera esistenza. Contestare questa logica capitalista è un grande atto di coraggio e di liberazione, ma la rivoluzione della visione notturna sta anche nella possibilità di appropriarsi del pensiero di Alessandri, contestarlo e discuterlo dietro suo esplicito invito, per inventare nuove metafore del proprio buio, integrarle con le cure già citate in un contesto sociale accogliente e non giudicante. Visione notturna è, quindi, un saggio che pur raccontando il dolor, come lo chiama la sua autrice, fa sentire compres* e uman* e di questi tempi è una sensazione impagabile.

Per approfondire

Per approfondire tematiche affini sulla salute mentale senza il bias di quella che Mariana Alessandri chiama la metafora della luce:

  • Soffro dunque siamo – Il disagio psichico nella società degli individui di Marco Rovelli per minimum fax
  • Il fronte psichico – Inchiesta sulla salute mentale degli italiani di Jessica Mariana Masucci per nottetempo
  • Realismo Capitalista di Marl Fosher, Nero edizioni